Nato dall’amore per il ricordo di una persona cara, il Museo Civico della Grande Guerra di Lugnano in Teverina è diventato un importante punto di riferimento per conoscere a fondo il periodo storico della Prima Guerra Mondiale (della quale ricorre il centenario) e di quanti soldati combatterono e perirono in modo cruento, giovanissimi e lontani dai loro affetti, travolti dagli eventi.
Il Museo Civico della Grande Guerra di Lugnano è ospitato nelle architetture liberty della “Ex Fabbrica” ed è nato e si è sviluppato grazie alla dedizione della signora Maria Concetta Canepone e di suo marito, dott. Aldo Proietti. A partire da un primo nucleo di cimeli appartenuti al papà della signora Maria Concetta, la collezione si è via via arricchita grazie ai contatti con i collezionisti ed i musei situati negli allora teatri di guerra.
L’Ufficiale Medico Luigi Canepone, papà della signora Maria Concetta, fu arruolato, ancora studente di medicina, insieme ad altri giovanissimi lugnanesi, molti dei quali analfabeti, ed inviato nelle zone di combattimento.
La passione per la fotografia ed uno scarno diario (gli scritti dei soldati erano strettamente censurati) di Luigi Canepone restituiscono un prezioso spaccato della vita quotidiana di un ospedale militare e dei civili che abitavano gli scenari di guerra.
Il Museo Civico della Grande Guerra si articola in zone tematiche nelle quali, alle bacheche colme di cimeli, si alternano ricostruzioni ambientali che permettono al visitatore di meglio comprendere i luoghi e le situazioni nelle quali i giovani soldati erano costretti a vivere. La vita spicciola di tutti i giorni sfila davanti ai nostri occhi, gli oggetti di uso comune, come un set per il cucito o un pacchetto di sigarette, ci raccontano mille piccole storie di ventenni provenienti dalle regioni più lontane, inviati in zone di montagna, dove il freddo pungente li minava nel fisico e nella psiche, e dove venivano costretti ad assaltare le prime linee, tra il fuoco dei nemici e quello dei loro superiori, nel caso di un loro rifiuto; molte volte analfabeti, lontani dai cari, in balìa di eventi più grandi di loro, pedine in mano al potere; unica consolazione la corrispondenza con la famiglia, sempre molto generica per non incorrere nella censura, e stringata, tanto quanto basta per rassicurare sulla propria salute, ed essere certi dell’affetto di chi li stava aspettando. Struggente è la lettera di addio (che invito a leggere, la troverete nella gallery in fondo all’articolo) che tenente Adolfo Ferrero, di soli 20 anni, scrisse alla sua famiglia il giorno prima della battaglia dell’Ortigara, nel 1917, sicuro di andare incontro alla morte, come inesorabilmente fu.
Particolarmente ricca è la sezione dedicata alla sanità, dato anche il ruolo di Luigi Canepone, con tutti gli strumenti chirurgici, la cassa per i medicinali, la barella per i feriti. Pensando alla guerra si immagine che le patologie più frequenti fossero i traumi riportati in battaglia, ma tanti furono i disturbi e le malattie ai quali i giovani soldati andarono incontro: dalla pediculosi e la presenza di topi per la scarsa igiene, fonte di malattie infettive e tifo petecchiale, all’amputazione dei piedi per congelamento, agli shock mentali dovuti ai bombardamenti, alla presenza di cadaveri ovunque, alle condizioni di continuo stress e paura.
Ma la Prima Guerra Mondiale fu anche lo spunto per grandi progressi nell’ambito della medicina, ad esempio ebbero un notevole sviluppo la radiologia e la chirurgia plastica, “grazie” alla necessità di operare traumi ossei o amputare arti chiudendo grandi vasi sanguigni; l’alto numero di infezioni portò alla scoperta dei sulfamidici e degli antibiotici, mentre, strano ma vero, l’utilizzo del terribile gas mostarda, dagli effetti devastanti, gettò le basi della moderna chemioterapia.
Solo un secolo è passato da quegli eventi e poco nella memoria comune è rimasto. Un periodo storico che nessuno a scuola riesce a studiare, troppo vicino a noi per i programmi ministeriali ma troppo lontano per la memoria comune. Gli inni e le canzoni che accompagnavano e consolavano la vita dei soldati non si insegnano più, e se qualche banda ancora li esegue in pochi ne conoscono le parole, ne capiscono il significato e ne apprezzano il valore, da qui la fondamentale importanza del Museo della Grande Guerra di Lugnano per la nostra cultura.
di Benedetta Tintillini